lunedì 28 novembre 2011

Benetton - Leinster 20-30

Ci risiamo. Il vizietto trevigiano di regalare occasioni e mete ad avversari che non ne hanno assolutamente bisogno si è ripresentato sabato scorso, di fronte ad un Monigo quasi esaurito.
La prima meta del Leinster dopo circa 40 secondi dal calcio d'inizio: proprio sul calcio di partenza una presa errata di De Jager provoca un "in avanti" e gli irlandesi ne approfittano immediatamente per bucare una difesa non ancora ben piazzata. 7 a 0. Sette minuti dopo, ancora protagonista la difesa Trevigiana, che chiamare approssimativa è un eufemismo, e il risultato dopo otto minuti è di 14 - 3 (tra le due mete un calcio di Botes). Poi il discorso cambia. Treviso inizia a giocare come sa: mischia poderosa (solo nel finale ha accusato qualche acciacco), possesso a più fasi, ed occupazione del territorio avversario. Pian piano riesce a rosicchiare tutto il vantaggio ai più quotati ed esperti irlandesi ed a portarsi sul 20-20 grazie ai piazzati di Botes ed alla meta di Vosawai. Ma la facile trasformazione è fallita da Botes, negando il vantaggio a Treviso. Altri due facili calci non entrano, denotando il nervosismo del, fin li, ottimo calciatore e di tutta la squadra che, più che veloce, è frenetica. E sbaglia. Così facendo, incassa la terza meta da "pollo", con una difesa troppo occupata a decidere chi doveva placcare, anzichè intervenire drasticamente per fermare chi si è potuto fare una ventina di metri in tranquillità, prima di andare a marcare. E così riemergono i soliti discorsi ed i rimpianti: da una partita segnata ad un'altra che poteva essere vinta. In effetti, il gioco del Benetton si dimostra efficace e bello da vedere: mischia che incide, arioso al largo e con soluzioni tattiche differenziate. Il possesso è una piacevole realtà, la touche (due perse, ma sempre verso la fine) funziona e c'è anche chi riesce a trovare l'angolino giusto usando il piede. Come da più parti ammesso, Treviso sta esprimendo un gioco tra i migliori, se non il migliore, del RaboDirect Pro12. Ma non basta l'estetica: bisogna anche saper concretizzare e non essere ricordati solo per quelli che "regalano mete" all'avversario ancor prima di uscire dallo spogliatoio.  Credo ci voglia ancora un po' di pazienza per veder maturare le "teste" ancor più che il fisico: la strada è quella giusta e quando il volano sarà a pieno regime, potremo ammirare una squadra che darà veramente del filo da torcere a tutti, sia dentro che fuori le mura amiche. E Smith? Si farà incantare dalle sirene che lo tentano? Il presidente Zatta ha detto, ultimamente, che lui vorrebbe fortemente che Franco restasse alla guida del Benetton, ma che i matrimoni si fanno in due...
Franco

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