mercoledì 21 marzo 2012

Italia - Scozia 13-6

Anche quest'anno il compitino è stato svolto. E' sufficiente, appena appena: è premiata la buona volontà e l'applicazione; perchè in fatto di arrivarci con l'intelletto di proprietà è pura utopia.
La Scozia era evidentemente sotto tono, quasi intimorita, spaesata: non ne azzeccava una di giusta. Nonostante ciò e con un possesso ed un'occupazione mostruosi, siamo riusciti ad andare al riposo sul 3-3. Poi, nel secondo tempo, la meta italiana da segnare sugli annali: non perchè particolarmente bella, ma perchè per l'Italia, segnare una meta, è cosa da ricordare comunque, tanto è raro il fenomeno. Se sabato scorso la Scozia avesse giocato, nel modo in cui l'ha fatto, contro un'altra qualsiasi partecipante al torneo, avrebbe preso come minimo una trentina di punti. E' una guerra tra poveri, ed i poveri si scannano per un tozzo di pane: mors tua vita mea. E per quest'anno, abbiamo noi quel tozzo di pane con il quale calmare i morsi della fame da crescita rugbistica; l'anno prossimo, chissà...
Una mischia che non è più nello splendore di qualche anno fa, nella quale Brunel non trova di meglio che far giocare Lo Cicero, classe 1976, quindi 36 primavere quest'anno. Poi Ongaro (ultima partita in Nazionale e Ghiraldini infortunato), e Castrogiovanni. Ricambi difficili da reperire. In seconda linea? Van Zyl ha 32 anni ed è da escludere per il prossimo mondiale. Sarebbe vantaggioso proporgli di allenare le giovani promesse, visto che anche grazie alle sue qualità propedeutiche l'Italia ha rubato alla Scozia ben sei - diconsi sei - touche. Antonio Pavanello quest'anno fa trent'anni: nel 2015 ne avrà 33. Andrà bene per il mondiale? Geldenhuys quest'anno ne fa 31. Terza linea? Parisse è del 1983, quindi ha 29 anni; ma continuando a giocare a questi ritmi sputerà i polmoni molto prima dei prossimi mondiali. Zanni è un 1984, ma anche per lui potrebbe valere lo stesso discorso di Parisse. Barbieri è anche lui del 1984. Dietro? Gori, Semenzato e Botes (quest'ultimo il migliore dei tre), salvo miracoli ai quali, a questo punto, bisogna credere ciecamente, sono i mediani di mischia del futuro. L'apertura? Semplicemente non esiste! Poi teniamoci buoni Venditti, Benvenuti e Sgarbi e mandiamo in pensione Masi, Bergamasco quello magro (quello grosso è già fuori e sbuffa come un mantice negli Aironi), Canale e McLean. Cercasi sostituti disperatamente così come necessita, come il pane, uno che sappia buttarla in mezzo ai pali con una certa regolarità. Lasciando stare chi si è già affacciato recentemente alla Nazionale (Derbyshire, Favaro, D'Apice, ecc.) i ricambi scarseggiano e non sono di qualità pari ai loro livelli di destinazione. La partita con la Scozia non ha fatto altro che esaltare, ancora una volta le nostre manchevolezze, sia in difesa che in attacco. Anche se in classifica abbiamo preceduto gli "Highlanders", siamo comunque la squadra che ha subìto più punti (121 contro i 108 della Scozia) e che ha segnato meno (52 punti fatti contro i 68 della Scozia). L'unica apertura decente, Burton, gioca a singhiozzo. Non riusciamo a disporre decentemente la difesa, siamo carenti nell'uno contro uno, arretriamo nei placcaggi e quando abbiamo la palla in mano non sappiamo che cosa fare: manca scuola, talento e fantasia, oltre ad una direzione tecnica che faccia proclami credibili, che non si faccia dettare la formazione dai procuratori e che sappia, soprattutto, allontanare il cancro che da anni sta strangolando il nostro rugby, ovvero i consigli e le pressioni dei personaggi che lo comandano dall'interno della FIR.

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