Pur avendo un attacco discreto, nel Rabodirect Pro 12 il Benetton Treviso ha la seconda peggior difesa, migliore solo di quella dell'Edimburgo. Persino gli Aironi hanno subìto, sino ad oggi, quattro punti e due mete in meno. La filosofia del "primo non prenderle" è, però, sempre valida; se non si possiede una difesa tosta si vanificano l'attacco, l'avanzamento ed il possesso. E la Nazionale italiana soffre degli stessi mali del Benetton: prende troppi punti. E, come il Benetton, è vittima dei propri "buchi" che sovente permettono all'avversario di turno penetrazioni profonde e quasi sempre letali. Ed il motivo di questa simbiosi tra Treviso e l'Italia è presto detto: quali sono i giocatori di Treviso che, in Nazionale, occupano posti tra i tre quarti? Eccoli: Botes, Semenzato, Gori, Burton, McLean, Sgarbi, Benvenuti. Stessi giocatori, stesso difetto. E quali sono le origini di tutto questo? Considerando che nemmeno Masi e gli altri nazionali - non Benetton - della linea arretrata sono dei fulmini di guerra in difesa (e nemmeno in attacco!), ci sarebbe da dedurre che la colpa più evidente di tutto ciò è un'insufficiente preparazione tecnica di base che, unita alla mediocre qualità individuale, determina le raffiche di punti subiti ed a subire. Difficile pensare che prima Green e poi Smith nel Benetton e Berbizier, poi Mallet ed infine Brunel (per quel poco che si è già visto) nell'Italia, non siano stati in grado d'impostare una difesa all'altezza delle situazioni. Nelle prime tre giornate dell'attuale 6 Nazioni, l'Italia ha incassato, da Francia, Inghilterra e Irlanda, ben 91 punti, ed è già ultima in questa particolare classifica con 28 punti in più della penultima, la Scozia, che ne ha incassati 63.
L'approccio al placcaggio dei nostri atleti è generalmente titubante, quel poco che basta a non riuscire a rovesciare l'avversario, bensì ad essere rovesciati. Inoltre, molte volte, il placcaggio che andrebbe effettuato alle gambe è invece praticato alle spalle/tronco o viceversa. Non c'è molta attenzione alle ripartenze avversarie, che ci trovano sovente spiazzati, ed il vizietto di inseguire l'uomo con la palla in mano anzichè controllare il diretto antagonista è di prammatica. Brutte abitudini, che non sono state evidenziate e corrette quando era l'ora di farlo; quando questa gente giocava negli under 8/12/14. Ora è troppo tardi e comunque le eventuali correzioni avrebbero un successo limitato. Si sa che un bambino apprende meglio e più in fretta di un adulto e che quest'ultimo tende a cristallizzarsi proprio su quanto appreso in gioventù, vanificando la proposizione di cambiamenti. Nei paesi anglosassoni i ragazzini tutti, indistintamente, imparano a "centrare" i pali (o comunque a tirare il pallone tra due birilli) già dagli otto anni e con la crescita si selezionano i più dotati in ciò; in quei posti finora da me frequentati in Italia, questa abitudine non c'è! Ecco, in parte, spiegato l'annoso problema del perchè non possediamo, anche, un realizzatore degno di questo nome: non c'è programmazione e quindi ogni educatore si comporta come meglio crede, aumentando la confusione che si crea mischiando cose valide ad altre addirittura deleterie.
La Federazione è immobile, da anni chiedendosi cosa fare senza riuscire a risolvere alcun problema. Continuiamo a farci del male: è nel nostro DNA. Come nel nostro DNA è presente quella rassegnazione che ci impedisce di cacciare via a calci nel sedere quegli omuncoli incompetenti e senza dignità che (in)governano il rugby italiano.
Franco
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