mercoledì 9 novembre 2011

Ahi, ahi, FIR

Sembra impossibile, incontrandolo negli stadi, che Checchinato sia un mero esecutore delle politiche federali: occhialini da intellettuale, ex terza linea del Rovigo, poi del Benetton ed infine della Nazionale, sembra possa essere proprio uno che pensa con il proprio cervello. Invece... L'accattivante chimera alla scalata dei massimi livelli federali, probabilmente, l'ha un po' disturbato, inducendolo, forse, a ragionamenti, assimilati a qualli del capo, che nulla hanno a che fare con la realtà del rugby italiano, proiettato a livelli europei e, addirittura, mondiali. Ma si sa, la "pagnotta" è il primo obiettivo. E Troncon? Indomabile mediano di mischia, a livello mondiale nella sua epoca, non batte ciglio circa le scelte federali in relazione agli ultimi, idioti, dettami, circa la restrizione del numero degli stranieri a carico delle franchigie italiane. Da cinque a tre stranieri, per  mera volontà dondiana (dicesi evidente imbecillità, ottusità e invidia, soprattutto per Treviso), nel perfetto ambito federale che mira all'improvvisazione, come dimostrato dagli ultimi undici anni di VI Nazioni, tempo sprecato a mostrare una vetrina senza specchi, vuota davanti e dietro. Qualcuno sa dire chi c'è dietro a Castrogiovanni e Perugini? Chi avanza alle spalle di Bortolami, Van Zyl , Del Fava e Geldenhuis? Terze linee? Beh, qualcosa c'è. Anche se solo a livello anagrafico (Parisse, Zanni), il prossimo mondiale proporrà ancora i nominativi odierni, unitamente a Derbishire, Filippucci e quant'altro. Mediani di mischia? Semenzato e Gori, ma non sono ancora il massimo e dietro di loro non si vedono talenti in emergenza. Apertura? E' il problema più grosso. Inutile addossare alle franchigie la responsabilità di non aver estratto dal cappello a cilindro nominativi validi per ricoprire un ruolo tanto importante quanto delicato. Ci sarebbe Burton, ma "the genius", Mallet, ha preferito Orquera (fallimentare in difesa e nei calci di spostamento), per dirigere i trequarti italiani agli ulitmi mondiali. Le accademie sono le (quasi) uniche, vere responsabili di questo deficit: per insufficienti parametri di struttura, mentalità, impostazione, preparazione, conduzione tecnica ed atletica e quant'altro. La FIR doveva rimpolpare di talenti le franchigie e la Nazionale: invece ha solo ingrassato se stessa, pachiderma ormai immobile, che erutta bestemmie rugbistiche e che giace nel suo talamo puzzolente, privo di lenzuola di ricambio, solo perchè l'indolenza ha prevalso sulla dinamica di una ristrutturazione radicale, impedita e dileggiata da una banda di mercenari al soldo... dell'euro e della "carega".
Ma torniamo alla Nazionale. Dopo Masi, forse ingiustamente eletto come tra i migliori giocatori dell'ultimo VI Nazioni, chi c'è? McLean? Per quanto tempo? E con quali garanzie di rendimento? E i sostituti di Mirko Bergamasco e Canale, anche se obiettivamente non difficili da trovare, visto il livello "de noantri", dove sono? Certo, Benvenuti potrebbe essere una garanzia, Sgarbi ha già "patito" la Nazionale, ma poi? E gli altri centri e le ali? Gli Aironi possono proporre qualcosa? E il Benetton? La polenta si fa nel paiolo con la farina che si possiede! A che serve l'accanimento della FIR sulla riduzione, ingiustificata ed intempestiva, del numero degli stranieri nelle franchigie del RaboDirect Pro12 da 5 a 3 a partire dal prossimo anno? A penalizzare le proprie franchigie? Perchè non si prende in considerazione, diversamente e per esempio, il reclutamento di atleti cosiddetti "eleggibili", da inserire nelle giovanili delle franchigie (o anche nel S10), aiutando il movimento e, così facendo, potenziando la Nazionale? A che serve, oggi come oggi, un S10 strutturato così com'è, senza spina dorsale, schermo cinematografico senza palcoscenico? Perchè la FIR non interviene su di esso con iniezioni mirate, di tipo culturale, propagandistico ed economico, atte ad elevarne il livello, perseguendo una politica (oggi tutt'altro che unitaria) atta allo sviluppo coerente, sistematico e globale del rugby, a partire dalle sue radici, prefiggendosi obiettivi comuni per tutte le società, a partire da una formazione degli educatori-allenatori uguale dappertutto in Italia? Difficile? Basterebbe copiare, senza paura di sentirsi inferiori, evitando di inventarsi soluzioni estemporanee, tardive, e comunque insinuanti e molto spesso deleterie. Dondi, abbi pietà di noi, vattene: e con te tutti i tuoi questuanti, ignobili esecutori di una politica sbagliata, privi di spina dorsale, idee, e senza dignità.
Franco

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