domenica 27 novembre 2011

Quando la giustizia sportiva è cieca, sorda e ottusa…

L'Ufficio di Procura Antidoping ha deferito la terza linea del Petrarca Filippo Giusti al Tribunale Nazionale Antidoping del Coni, chiedendo due mesi di squalifica.
La vicenda risale al 22 ottobre scorso, quando il giocatore risultò positivo alle sostanze Prednisone e Prednisolone durante un controllo effettuato dopo il match
di campionato Petrarca-I Cavalieri Prato.
Beh, che succede? A Padova sono impazziti? Il Petrarca abbandona il suo stile sportivo e di vita che lo ha sempre contraddistinto e si mette a distribuire doping fra i suoi giocatori?

No, tranquilli, niente di tutto ciò. E neanche di doping si tratta. Ma solo di stupidaggini da burocrati passacarte che non usano la ragionevolezza e il buon senso come linea guida. Filippo Giusti non si è dopato. Ha solo assunto dei farmaci per curare un’infezione all’orecchio. Dietro prescrizione medica e con le dovute comunicazioni di prassi da parte della società alle strutture federali preposte. Tutto ok dunque?
No. Il giocatore viene prima sospeso e poi squalificato per due mesi. Ma non basta. La farsa raggiunge livelli incredibili laddove, nello stesso comunicato che annuncia il provvedimento di squalifica, si legge che vengono riconosciute l’estraneità e la buona fede del giocatore. Incredibile, vero? Eppure è così. E’ l’effetto della burocrazia portata a livelli esasperati e che abbandona ogni buon senso sulla porta degli uffici federali.
La motivazione della squalifica sarebbe che la società Petrarca lo ha portato in panchina e dunque iscritto ufficialmente su foglio gara sentendosi liberata da ogni altro obbligo o restrizione dopo aver inviato via fax tutta la documentazione medica necessaria per giustificare l’uso dei farmaci da parte del giocatore. Invece no. La società avrebbe dovuto aspettare la risposta autorizzativa che però non è giunta. Motivi del ritardo? Non è dato saperli, ma il sospetto (forte) è che la documentazione inviata da Padova via fax si sia fermata da qualche parte nei palazzi romani tra una pausa capuccino e l’altra…
Ma intanto la giustizia sportiva ha fatto il suo corso, la giustizia ha trionfato, giustizia è fatta. Il fellone dopato è stato squalificato. Giustificato e in buona fede ma colpevole e dunque punito.

Il Petrarca ha presentato ovviamente ricorso e –si legge nel comunicato ufficiale della società- confida nel
buon esito del procedimento, attendendo con fiducia la decisione del Tribunale antidoping.
Lasciatemelo dire: la burocrazia ci uccide e ancor più ci uccidono i burocrati che non usano il buon senso. Se irregolarità c’è stata, buon senso vorrebbe che fosse applicata una sanzione alla società, non certo al giocatore riconosciuto incolpevole e in buona fede. Ridicoli.

Anzulin

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