lunedì 24 ottobre 2011

Bilancio mondiale

Esce di scena anche la settima edizione del mondiale. La RWC, che ha visto protagoniste le dodici squadre qualificate che hanno giocato in Nuova Zelanda. Dal 9 settembre al 23 ottobre. Troppo tempo, tante pause. E troppe squadre. Un mondiale strutturato come quello appena andato in archivio fa comodo solo ai media. Ha vinto la Nuova Zelanda, come da copione, una finale non bella ma intensa, dove la Francia ha tolto progressivamente sicurezza ai tuttineri sfoderando una prestazione di buon livello, dopo aver giocato discretamente solo un tempo contro l'Inghilterra ed avendo disputato penosamente il resto del mondiale. Gli All Blacks non sono riusciti a riproporre il solito attacco stellare, dimostrando di essere, comunque, i migliori, ma di patire la gara del "dentro o fuori", la partita secca. Una finale decisa alla rovescia anche dall'uscita per infortunio dei due mediani d'apertura: il francese Parra, uno dei pochi a brillare durante il mondiale nel team dei galletti, e Cruden, terza scelta All Blacks. E, diversamente dall'impeccabilità sinora dimostrata, anche l'arbitraggio di Joubert è stato, forse inconsciamente, un po' casalingo. Ma tant'è.
Come la finale, tutta la coppa del mondo non è stata molto spettacolare, denunciando la pochezza tecnica di alcuni team storici (per esempio il Sudafrica) ed un livello generale con l'indicatore volto al ribasso. Molti giocatori che hanno contribuito a scrivere la storia recente del rugby lascieranno la mano (uno per tutti O'Driscoll), dando così il via a rinnovamenti più o meno marcati delle rispettive squadre di appartenenza.
Non ci sono state "squadre rivelazione", ma una merita una menzione speciale: il Galles. Ha sempre giocato e lottato fino all'ultimo, buttando in campo anche il cuore quando non c'era più il fiato, onorando con dignità esemplare il rugby ed il suo spirito.
Giocatori alla ribalta? L'Australiano J. O'Connor su tutti, poi il neozelandese Dagg, che pur ieri non ha brillato come al solito, ma non per colpa sua. Tra i "vecchi" il solito Mc Caw.
In sette incontri la Nuova Zelanda ha segnato 301 punti (record del torneo, media di 43 a partita), quasi il doppio della Francia (159). Record delle mete segnate ancora alla Nuova Zelanda con 40 marcature (5,7 a partita la media) contro le 16 dei francesi. Galles al secondo posto sia per punti (228) che per mete (29), sempre in sette incontri. L'Italia? In quattro incontri 92 punti realizzati (media di 23 a partita, in proporzione uno in più della Francia) e 13 mete (media 3,25).

Franco

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