domenica 2 ottobre 2011

RWC - L'Italia fuori con disonore

Vorrei conoscere personalmente il delinquente comune che ha imposto all'Italia la difesa "a scivolare", invece di prepararla con più intensità alla difesa aggressiva, avanzante, che chiude gli spazi,  più consona al nostro modulo di gioco. La sconfitta con l'Irlanda ci stava: restano da chiarire cosucce quali l'assetto della mischia in chiusa, l'ostinata presenza dell'inutile e dannoso Orquera, paragonabile ad un tabagista sfiatato e non ad un mediano di apertura con dignità plausibile, la preferenza data ad un Mauro Bergamasco oggettivamente in debito d'ossigeno e di idee, forse in pole position su altri data la sua esperienza, ma paragonabile ad una locomotiva perennemente sbuffante ma scarsa di carbone e di cervello. Nervosismo e precarietà di squadra e gioco a parte, Mallett non ha saputo "cogliere l'attimo", quel "Carpe Diem" che avrebbe saputo conservarci, non come vincitori, ma come degni avversari per chiunque maneggi una palla ovale.

Siamo rimasti i soliti perdenti, non per incapacità, ma per natura. A noi piace così: ritornare all'ovile e piangerci addosso, senza nessuno che abbia le palle per dire pane al pane e vino al vino a questa federazione d'incompetenti, che si è lasciata sfuggire tutte le occasioni di ottenere rispetto, risultati e crescita, da dodici anni a questa parte, vantando meriti non suoi e limitando fortemente la crescita del rugby in Italia. Con un bilancio che sfiora un attivo di 30 milioni di euro. Ma si sa: l'abbinamento a riunioni che tendono solo a confermare lo status quo, con la scelta del ristorante e del vino consumato, bruciano risorse ed annebbiano le idee, che ci fanno stare, patendo, ai margini del rugby che conta. Vedere le strampalate imposizioni, per esempio, sull'utilizzo degli stranieri per le franchige italiane nel RaboDirect Pro 12.

Hanno la faccia come il culo, ma per andarsene (tutti, compresi Orlandi, Checchinato e Troncon, servi inutili ma obbedienti), necessitano d'una scopa dirompente: il riconoscimento della perdita di quella (poca) dignità necessaria a camminare con la testa alta.

La partita perduta con l'Irlanda era un fatto prevedibile, la solita figura da cioccolatini, no.

Franco

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